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La Serenissima alza la voce e il veneto diventa Lingua

Il veneto non è più un dialetto: da mercoledì sera è una lingua. Il Consiglio Regionale, a larga maggioranza, ha approvato la legge che tutela e valorizza la parlata dell’ex Serenissima. Solo Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani si sono astenuti. Per il resto tutti d’accordo. Anche sull’istituzione di una festa “ad hoc” per il popolo veneto. Sarà il 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia, anche se originariamente era stata fissata per il 25 aprile, giorno di San Marco.

Il Parlamentino lagunare non ha fatto altro che legittimare la realtà: tutti giorni, più di sette persone su dieci parlano in veneto, soprattutto in ambito familiare e nel tempo libero, ma molti utilizzano la lingua dei nonni anche al lavoro. Secondo un’indagine, realizzata da Demos, ben il 78% degli intervistati, nel settembre 1998, affermava di utilizzare «molto» o «abbastanza spesso» il dialetto della propria zona. Otto anni dopo, si osserva un leggero arretramento, ma i numeri rimangono molto alti, confermando l’ampia diffusione della parlata nel Nordest. Oggi, Al dialetto, ricorrono circa tre persone su quattro, quando si incontrano con i propri conoscenti ed amici (74%). Appena inferiore è la frazione relativa all’utilizzo tra le mura domestiche: 71%. E se la diffusione del veneto sfiora l’80% presso la popolazione adulta ed anziana, c’è da dire che si mantiene comunque attorno al 65-67% nelle fasce più giovani. In altre parole, circa due giovani su tre, al di sotto dei trent’anni, continuano a utilizzare il dialetto nelle loro relazioni più strette.

Per molte persone la lingua erede della Serenissima rappresenta – come dicevamo – uno strumento di comunicazione anche sul luogo lavoro: più di quattro intervistati su dieci, infatti, dichiarano di utilizzarlo in ambito professionale. Tre le persone appartenenti al ceto-medio dipendente – tecnici, insegnanti, impiegati – è circa una su tre (35%) a parlare dialetto nei contatti di lavoro, oppure tra colleghi. Ma le percentuali salgono oltre la maggioranza assoluta tra gli operai (57%) e perfino tra gli imprenditori e gli altri lavoratori autonomi: ben il 55%, nella conduzione della propria attività, comunica in dialetto. Certo che il veneto è una lingua soprattutto orale.

Manca la diffusione scritta, anche perché a scuola si scrive nell’idioma di origine toscana: l’italiano. Colmare questo deficit sarà così il compito della legge regionale appena votata: “il veneto è storicamente la lingua del popolo veneto”, questa è la definizione approvata, e la Regione si impegna a favorirne e promuoverne l’insegnamento e l’apprendimento, l’informazione giornalistica e radiotelevisiva, la creazione artistica, l’edizione e la diffusione di libri e pubblicazioni, l’organizzazione di specifiche sezioni nelle biblioteche pubblice, la ricerca, lo svolgimento di attività e incontri per il suo uso e conoscenza. E ancora, nell’ambito dell’istruzione scolastica, la Regione promuoverà e finanzierà corsi di formazione e aggiornamento per gli insegnati, corsi facoltativi di storia, cultura e lingua veneta. La legge detta inoltre regole in materia di grafia ufficiale e di toponomastica, con l’aiuto di una speciale commissione scientifica. Per fare tutto questo servono soldi. Pronti: 250mila euro l’anno per il prossimo triennio.

Molto soddisfatti i consiglieri regionali del Progetto Nordest, Mariangelo Foggiato e Diego Cancian: «La lingua veneta è un pilastro della nostra identità e la sua valorizzazione è una tappa importante nel processo di riappropriazione della nostra sovranità politica e culturale», hanno commentato ricordando come l’iter di questa legge sia partito dal consigliere provinciale di Vicenza Ettore Beggiato (Pne) che il 10 maggio 2005 fece approvare dal Consiglio Provinciale la proposta di legge approdata poi in Consiglio Regionale. Euforici invece i rappresentanti dell’associazionismo venetista, Raixe Venete in testa, che già da tre anni organizzano la festa dei veneti a Cittadella, in provincia di Padova, «Forse oggi il pericolo di estinzione dei Veneti ha visto un’inversione di tendenza decisiva – spiega Patrik Riondato del neonato movimento “Veneti” – grazie all’impegno di tanti patrioti che, in tutti i partiti e nella società civile si sono adoperati» per il riconoscimento della lingua veneta.

Giuliano Zulin

Fonte: Libero – quotidiano


Xe sta fata justìsia
di LUCA ZAIA*
Xe sta fata justìsia. Finalmente pa £a £engoa veneta xe rivà el justo riconosimento. Na roba che ndava fata, parché £a xe £a £engoa dei nostri pàri, noni e antenài. £a xe £a £engoa che nialtri conosìmo fin da quando che semo nati e sto riconosimento pùblico vol dir on mucio pa nialtri veneti. Vol dir riconósar insieme anca £a nostra Storia che po’ £a xe stà que£a de £a Serenìsima Repùblica de Venesia. Na Repùblica che xe nata sol XI seco£o e che, in pì de 1.100 àni de storia, siviltà e cultura, £a ga fato de nialtri xente ùnica, caraterixà da on forte senso de apartenensa a £a nostra tèra e al teritorio indove nialtri se identifichemo. £a Rejon ieri £a se gà donca inpegnà ofisialmente a garantìrghene £a salvaguardia e £a promosión e, fra i tanti pónti de £a £eje, a métar in pie na comisión aposta pa £a so codificasión. Ciapémo sto anùnsio co on mucio de contentésa, parché nialtri co £a £engoa nostra semo cresésti, £a ghemo scoltà e parlà e e£a, cofà na mare piena de amór, £a ne gà conpagnà fin davanti £a porta de scó£a, indove £a gà dovésto pasàr ofisialmente £e consegne a £a £engoa ‘ta£iana. Èco, da qua in vanti l’inpegno nostro el gavarà da ndar so sta diresión, co bèn in testa el modè£o Cata£àn, £a nostra £engoa £a gavarà da èsar insegnà inte £e sco£e e difuxa e parlà in tute £e ocaxión del nostro vìvare de ogni dì. Parché sta roba vorà dir, ‘ncora na volta, tirar fora e sostegner £a nostra identità davanti al centra£ismo e a £a vo£ontà de uniformàr tuti i aspèti de £a nostra vita portà vanti dal goerno romàn”.

* Vicepresidente della Regione Veneto

fonte: Libero
30/03/07


VENETO/REGIONE: CONSIGLIO APPROVA LEGGE TUTELA LINGUA VENETA (ASCA) – Venezia, 29 mar – Via libera quasi unanime (38 si’ e 2 astenuti) del Consiglio regionale del Veneto alla legge di ”tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale del Veneto” avanzata in forma congiunta dai due Consigli provinciali di Vicenza e Treviso. Il testo definisce la lingua veneta come ”le specifiche parlate storicamente utilizzate nel territorio veneto e nei luoghi in cui esse sono state mantenute” e impegna la Regione a diffonderne la conoscenza e l’insegnamento a tutti i livelli (compreso quello scolastico con corsi facoltativi per insegnanti in collaborazione con i CSA, Centri Servizi Amministrativi). La legge stanzia quindi 250 mila euro all’anno per sostenere ricerche relative alla grafia ufficiale della lingua veneta e al suo uso, per ripristinare la toponomastica veneta, per istituire speciali sezioni nelle biblioteche pubbliche locali, e per finanziare l’edizione di pubblicazioni specializzate, la redazione di trasmissioni televisive e radiofoniche e incoraggiare la creazione di opere d’arte ispirate alla civilta’ veneta.
Tra le iniziative per valorizzare la lingua veneta la legge prevede anche l’istituzione di concorsi, borse di studio e premi annuali per tesi di laurea sul patrimonio linguistico della regione. Per sottolineare ulteriormente l’importanza della consapevolezza dell’identita’ veneta la legge prevede, inoltre, l’istituzione della ”Festa del popolo veneto” da celebrarsi il 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia.
res-muz/sam/sr
Fonte: Asca
29/03/2007


L’INTERVENTO
La lingua veneta deve entrare a scuola
di Leonardo Muraro *
L’approvazione della legge sulla lingua veneta è un’ottima notizia, che non deve essere letta come una concessione ad istanze localiste, ma piuttosto come un salto di qualità nell’affermazione dei diritti all’identità regionale, senza schematismi ideologici di parte. Quella della lingua non è una questione secondaria. Quando si parla d’identità culturale, occorre essere consapevoli che essa si ritrova soprattutto nella lingua, che è il primo e fondamentale strumento di cui una comunità necessita per interpretare la realtà, definire i rapporti interpersonali e costruire il proprio universo simbolico. Detto in altri termini, non essendo mai le diverse lingue pienamente traducibili l’una nell’altra, ciò significa che ogni lingua definisce in modo unico ed irripetibile la cifra culturale e il modo di stare al mondo dei suoi “parlanti”. Per questo i grandi linguisti contemporanei stanno lanciando l’allarme sul rischio di un olocausto linguistico connesso alla perdita delle lingue regionali.

Un fenomeno che trova le sue cause nel bilinguismo disuguale generato da un rapporto non corretto tra Stato e Regioni, dalle politiche monolinguistiche perseguite degli stati nazionali, dalla perdita di prestigio delle lingue locali, dalla mancanza di scrittura, dalla pressione dei media. Occorre capire che il multilinguismo, da sempre presente nell’area veneta, è una risorsa culturale straordinaria.

L’insegnamento della lingua italiana va concepito come complementare e non alternativo alla lingua veneta. Anche la psicologia linguistica spiega che è meglio coltivare una doppia competenza, che peraltro rafforza la capacità di apprendere altre lingue ancora.Adesso, fatta la legge con ampia convergenza delle forze politiche, è opportuno che nelle nostre scuole si dia uno spazio adeguato alla lingua locale. Val la pena di ricordare come buona parte del patrimonio letterario teatrale italiano si componga proprio delle diverse letterature teatrali regionali, in cui fa la parte del leone quella Veneta. Così come molte produzioni poetiche anche contemporanee sono realizzate in lingua regionale. Si pensi al caso emblematico del poeta trevigiano Zanzotto che pratica con esiti straordinari il bilinguismo. Però una lingua non può venire difesa solo negli spazi istituzionali; dobbiamo essere noi cittadini tutti a rinnovarne la vitalità. Anche per questo la nuova legge, che accoglie la proposta presentata dai consigli provinciali di Treviso e Vicenza, assume uno straordinario significato simbolico e politico. Leonardo Muraro

* (Presidente della Provincia di Treviso)


PROGETTO NORDEST
Finalmente una legge per la tutela della lingua veneta
Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato a larga maggioranza la legge “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale veneto.
La legge prevede, in adesione alla “Carta europea delle lingue regionali e minoritarie”, l’organizzazione di corsi per insegnanti, l’edizione e la diffusione di pubblicazioni, la realizzazione di programmi e notiziari radiotelevisivi, l’organizzazione di specifiche sezioni nelle biblioteche pubbliche, l’organizzazione di corsi di storia, cultura e lingua veneta.

La proposta stabilisce, inoltre, la nomina di una commissione di esperti per recuperare gli storici toponimi veneti e per determinare la grafia ufficiale della lingua veneta.

Viene istituita la “Festa del del Popolo Veneto” come giornata di riappropriazione storico, culturale, linguistica, festa che ricorre il 25 marzo, anniversario della fondazione di Venezia.

Profonda soddisfazione è stata espressa dai consiglieri regionali Mariangelo Foggiato e Diego Cancian di “Progetto Nordest”.

“La lingua veneta è un pilastro della nostra identità e la sua valorizzazione è una tappa importante nel riappropriazione della nostra sovranità politica e culturale” hanno detto ricordando come l’iter di questa legge sia partito dal consigliere provinciale di Vicenza Ettore Beggiato che il 10 maggio 2005 fece approvare in Consiglio Provinciale la proposta di legge approdata poi in Consiglio Regionale e testè approvata dall’aula di Palazzo Ferro-Fini.

fonte: il Gazzettino
30/03/2007


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