Storia

La Serenissima Repubblica Veneta

La Serenissima Repubblica Veneta costituì un modello di Stato parlamentare e federale unico al mondo, a cui si ispirarono fra gli altri anche i padri fondatori degli Stati Uniti d’America.
Quella Veneta fu la più longeva Repubblica al mondo, durò più di 1.100 anni.

I popoli ad essa annessi lo fecero di loro spontanea volontà. Il termine di “Dominante” che spettava alla capitale è senz’altro fuorviante, se preso nell’accezione moderna, poiché in realtà tra i popoli (diversissimi tra loro) governati e Venezia ci fu soprattutto un vincolo di affetto filiale, nel loro sentimento, e paterno, nel sentimento di chi li governava.
Col tempo la Repubblica pose le proprie basi sulle sponde dell’Istria e della Dalmazia e si rivolse poi all’entroterra, consapevole di rioccupare territori che erano veneti già da millenni. Treviso, ad esempio, fu la primogenita del futuro “Stato de tera” e si “dedicò” alla Repubblica Veneta – cioè chiese ed ottenne di esserne annessa – nel dicembre del 1338.
Venezia assunse questo nome solo nel III secolo e sorse come centro intorno al V secolo con il nome di “Rivo Alto” (Rialto), formando successivamente una federazione con altre città venete della costa adriatica, da Grado a Chioggia. Questa unione politica nel 697 divenne uno Stato unitario con l’elezione popolare – fatto alquanto unico e raro in un mondo in cui imperavano re, sovrani e despoti – di un unico capo, il Doge (duca).
Il Doge era quindi l’espressione dell’arengo, o consiglio dei capifamiglia, tradizione, quella dell’assemblea, che si tramandava dai tempi dei Veneti antichi.

Documento in lingua veneta che spiega in maniera chiara e schematica la struttura delle cariche politiche della Repubblica Veneta, la Serenissima – fornito dall’Ass.ne Europa Veneta:
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La Serenissima, quando da “Dogado” (circoscritto alla Laguna) diventò un vero e proprio Stato, si strutturò come Stato federale.
Ogni città annessa, fosse veneta o meno, era considerata e chiamata “nazione” (la nazione bergamasca, la nazione bresciana ecc.).
Lo splendore della Repubblica fu costruito sulle enormi ricchezze derivanti dal commercio, favorito al massimo in maniera che fosse la principale fonte d’entrata dello Stato, il quale manteneva assai leggera la pressione fiscale sui sudditi. Era promosso e protetto lo sviluppo di ogni forma di Arte e corporazione, ossia le categorie economiche, e all’aprirsi della bella stagione si formavano due enormi convogli marittimi, uno diretto verso l’Asia, l’altro verso l’Oceano Atlantico.
Il proverbiale attaccamento dei cittadini (ma allora si chiamavano sudditi, come oggi gli inglesi) allo Stato Veneto fu la vera forza della nazione; davanti al bisogno della patria tutte le comunità, i popoli e le classi sociali si mobilitavano, greci albanesi slavi che vivevano dentro i suoi confini erano considerati “nazionali” a tutti gli effetti, e così chiamati nei documenti; ognuno aveva diritto a parlare la propria lingua, a reggersi con le proprie leggi, a seguire i propri costumi. Valori e conquiste che sono stati molto spesso cancellati dagli stati cosiddetti moderni, che si spartirono i territori veneti alla caduta della Serenissima.
Per quattro lunghi secoli la Serenissima costituì una diga possente contro la travolgente ondata ottomana che, forte di immense armate, ambiva al controllo del Mediterraneo. Ma Venezia la fermò. Tutti hanno sentito parlare di Lepanto (7 ottobre 1571) la cui vittoria si deve in gran parte all’apporto veneto e alla vittoriosa strategia di Sebastiano Venier, Capitano da Mar della Repubblica Veneta.

Presentiamo di seguito la tesi di laurea di Stefano Danieli

“LA REPUBBLICA DI VENEZIA – tra politica, religione e battaglie (XV-XVI secolo)”

Nel XIV secolo la Repubblica di Venezia si afferma nello scenario italiano e mondiale,
consolidando il suo dominio in numerosi porti ed isole del Mediterraneo orientale,
creandosi così una forte economia. Allo stesso tempo allargò i suoi confini anche verso
l’entroterra veneto, grazie a patti di dedizione e vittorie militari. Venezia a fine 1400 è
al massimo della sua espansione territoriale.
La ricchezza della Serenissima era incalcolabile, tanto da far invidia alle maggiori
potenze europee.

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Scrisse Petrarca su Venezia, capitale della Repubblica Veneta


in una lettera del 1321 ad un amico Bolognese:
“quale Città unico albergo ai giorni nostri di libertà, di giustizia, di pace, unico rifugio dei buoni e solo porto a cui, sbattute per ogni dove dalla tirannia e dalla guerra, possono riparare a salvezza le navi degli uomini che cercano di condurre tranquilla la vita: Città ricca d’oro ma più di nominanza, potente di forze ma più di virtù, sopra saldi marmi fondata ma sopra più solide basi di civile concordia ferma ed immobile e, meglio che dal mare ond’è cinta, dalla prudente sapienza dè figli suoi munita e fatta sicura”.


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