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Angelo Beolco, il “Ruzante”, il grande drammaturgo padovano

Per la rubrica de “I personaggi illustri”, quest’oggi vi parlerò di Angelo Beolco, meglio noto come Ruzante, un grande drammaturgo padovano, attore e scrittore del XVI secolo e che dovrebbe forse essere maggiormente valorizzato come icona del teatro a Padova, città in cui il detto “nemo profeta in patria” è più che mai valido, anche se da oltre 10 anni nel periodo estivo va in scena il Festival Ruzanteo che forse meriterebbe maggiori attenzioni.

Anni addietro, prima di iniziare con questa avventura da “local blogger” padovano ed imparare via via molte cose sulla mia città, nella mia ignoranza, pensavo che Ruzante fosse un autore teatrale abbastanza di poco conto, legato alla cultura contadina in un ambito territoriale piuttosto ristretto tuttavia mi fa piacere aver compreso di essermi sbagliato e di gran lunga anche. Ruzante è il nome d’arte che il Beolco si diede nonché il protagonista di molte delle sue commedie, un contadino veneto differentemente caratterizzato di opera in opera.

Secondo Dario Fò “in Ruzzante c’è una vitalità, una forza, un’invenzione del rapporto umano – e animale – con la terra, con la vita, con la sopravvivenza, con la lotta, con gli elementi. E’ veramente il canto del “naturale”. Quello del “naturale non è un vezzo: era una posizione ben chiara e concreta, importante sul piano culturale, inventata dal Ruzante, con altri intorno a lui ma di minor valore, in polemica rispetto all’Arcadia e al gioco neoclassico o classicheggiante, fasullo, che ha permeato di sé tutto il Rinascimento e che ha portato un certo gusto ed a una certa lettura della vita. Ruzante, rispetto a tutti gli altri autori dell’epoca, è un fatto a sé, atipico, che ha poi avuto un rilancio straordinario proiettandosi dentro tutto il teatro cinquecentesco e seicentesco, dall’Inghilterra alla Spagna, dalla Francia alla Germania. Ruzante viene prima dei picareschi, dei racconti contadini – o meglio delle commedie in chiave contadina – tipo il Georges Dandin di Molière o i clown di Shakespeare o le situazioni agresti di Marlowe e via dicendo. Ha inventato la chiave fondamentale su cui si è fondato il teatro in Europa“.

Loggia ed Odeo Cornaro
Loggia ed Odeo Cornaro
Nasce a Pernumia, un comune a sud est di Padova, pare, nel 1496 da padre professore di medicina e poi rettore dell’Università, Giovan Francesco Beolco e da madre contadina sicchè di fatto per quanto divenga un uomo molto colto non appartiene con formula piena ad una classe sociale agiata come il padre ma gli è preclusa la frequentazione dell’Università e la possibilità di diventare accademico. Frequenta anche molto il mondo contadino prestandosi a fare per il suo capocomico e committente Alvise Cornaro, suo grande mecenate, anche da esattore presso i contadini che lavoravano la sua terra. In questo periodo uno dei contratti tra imprenditore agricolo e contadino veniva detto “angheria” che visto il significato che oggi ha assunto questo termine immagino sarà stato particolarmente oneroso e duro per i contadini.

E’ vero che frequentava le corti, la nobiltà anche se nel corso della sua opera traspare la sua vicinanza alle classi subalterne, alla durezza della vita contadina. Questo e altro dice Dario Fò in occasione della cerimonia per la consegna del premio Nobel: “Ruzzante Beolco, il mio più grande maestro insieme a Molière: entrambi attori-autori, entrambi sbeffeggiati dai sommi letterati del loro tempo. Disprezzati soprattutto perché portavano in scena il quotidiano, la gioia e la disperazione della gente comune, l’ipocrisia e la spocchia dei potenti, la costante ingiustizia“. Fu probabilmente per questo che una volta affermatasi, la borghesia, che non amava l’inquietante verismo ruzzantiano fece in modo di far cadere nell’oblio la classe contadina, dopo quella fugace apparizione alla ribalta della scena. Per questo, dal seicento in poi, l’opera del Beolco finisce nel dimenticatoio, per riaffacciarsi solo agli inizi del XX secolo agli onori della scena. Le sue opere sono tornate ad essere rappresentate nella Loggia Cornaro a Padova, scena rinascimentale per eccellenza. Solo cinque commedie ci rimangono di lui intitolate: la «Moschetta », la «Fiorina », l’« A nconitana », la «Piovana», e la «Vaccaria» che oggi faticheremmo seriamente a comprendere vista la la difficoltà della lingua utilizzata e cioè il pavano, la variante rustica del dialetto padovano dell’epoca, che negli anni scomparve praticamente del tutto con la dominazione veneziana. Questa fu una delle cause della diminuzione della popolarità delle sue opere.

Passeggiando dal Prato della Valle verso il centro si imbocca via Umberto I e proprio di fronte alla chiesetta S. Daniele, all’interno della quale si trova una lapida funeraria commemorativa del Ruzante, c’è la casa (Da Zara) in cui visse (vedi la foto a destra con la lapide che ce lo dice).

In via Cesarotti, a due passi dalla Basilica di Sant’Antonio è possibile visitare la splendida Loggia ed Odeo Cornaro dove sono state rappresentate molte delle sue opere anche in seguito alla sua morte e dove ogni anno durante la stagione estiva va in scena il Festival Ruzanteo. Curiosità il fatto che Galileo Galilei vivesse in una proprietà adiacente alla Loggia Cornaro e vi potesse accedere da una piccola porticina sul muro di cinta del suo giardino. Galilei fu un grande estimatore del Ruzante e vi lesse tutte le sue opere. Ai Giardini dell’Arena c’è un busto di bronzo a lui dedicato.

Recentemente, in seguito ad un restauro realizzato grazie al contributo dei Lions Padova è stata spostata la statua del Ruzante che per anni accoglieva gli studenti delle facoltà umanistiche dell’Università di Piazza Capitaniato. Oggi la statua di Ruzante è stata posizionata rivolta verso il Teatro Verdi facendo della zona un’area molto significativa per il teatro a Padova considerato il fatto che ad un centinaio di metri, nella stessa piazza Capitaniato, si può leggere il prologo de “La bisbetica domata” con l’omaggio di Shakespeare a Padova.

A Pernumia, paese natale e dove ha trascorso l’infanzia c’è una ricostruzione della sua casa che fu distrutta nel 1930. Sicchè se capitate a Padova volendo c’è la possibilità di percorrere le vie della città seguendo le tracce di Ruzante. Anche la scuola media che io ho frequentato in zona Paltana è intitolata a Ruzante ma non credo rientrerebbe nell’itinerario.

Ovviamente, non ho la pretesa ne le conoscenze per parlarvi in modo dettagliato delle opere del Ruzante ma se volete approfondire un po’ vi suggerisco di aprire e di leggere i siti segnalati dai link. Se non altro spero avrete capito a chi si sono ispirati i fondatori del famoso gruppo folkloristico de “I Ruzzantini pavani” che dal 1928 propongono in Italia e all’estero i loro spettacoli di musica, danze popolari e comicità facendosi allegri portavoce della cultura popolare nostrana.

Di Alberto Botton
fonte: www.raixevenete.com


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