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Lingua veneta o dialetto? Quando i “dialettologi” rinunciano alla scienza e parlano da politici.

[replica ad un intervento Gianna Marcato; replica inviata a La Nuova in data 3 dicembre 2016] La prof.ssa Gianna Marcato, per declassare la lingua veneta a «mosaico di dialetti», ha recentemente affermato che «L’italiano è diventato tale nel Cinquecento perché alcuni grammatici, supportati da chi gestiva la cultura, hanno decretato che alcuni usi andavano bene e altri no». In effetti, continua la docente patavina di Dialettologia, «Codificare una lingua, significa fissare con una norma esterna chi parla bene e chi parla male».

Ebbene, la prof.ssa Marcato parla male. E’ sufficiente ascoltare un qualunque suo intervento pubblico per accorgersi che non sa parlare italiano corretto: non usa regolarmente il passato remoto, non usa il raddoppiamento fonosintattico, scempia le consonanti, non utilizza le vocali toniche secondo la dizione standard della lingua italiana: in due parole, la prof.ssa Gianna Marcato parla quello che scientificamente è definibile “il dialetto veneto”. Una vera e propria corruzione dell’Italiano standard, un non-italiano e non-veneto contemporaneamente.

A cosa serve definire uno standard imperativo, come pretende la Marcato, se poi nessuno lo usa? Crede forse che Benigni parli lo standard italiano, visto che usa continuamente le aspirate toscane, l’interdentale toscana, e la “g toscana”, che è quella del francese, non dell’italiano? Poi prosegue la prof.ssa Marcato: «una lingua è qualcosa che ha una propria unitarietà codificabile, i dialetti invece sono mille». Mi risulta francamente misterioso comprendere come mai allora il ladino, il friulano ed il sardo, notoriamente ricchissimi di varietà interne, siano stati riconosciuti come lingue dalla legge 482/1999: o la prof.ssa Marcato ha da ridire anche su questo?

Si faccia avanti. La illustre docente vorrà oltretutto spiegarci come mai il veneto è codificato come lingua dall’UNESCO ed è dotato di codice linguistico internazionale: VEC. In realtà, la professoressa Marcato è molto chiara ad esprimere le sue personali motivazioni di contrarietà: «Se voglio codificare un dialetto, devo per forza imporre una varietà sacrificando le altre», e poi aggiunge, «perché è impossibile insegnare un dialetto». In sostanza, la sua è più che altro un’ammissione di incapacità a risolvere la questione dal punto di vista scientifico e glottodidattico, scaricando la responsabilità alla politica.

Spero sinceramente che ella sappia che in area scandinava, per esempio in Norvegia, si è proceduto ad una codifica multistandard della lingua e a scuola la si insegna, cioè si insegna la variante locale e si spiegano gli elementi di diversità delle altre varietà. E’ così difficile da capire? La professoressa Marcato ovviamente non sa, perché probabilmente non le interessa, che quest’anno l’Università di Francoforte ha patrocinato lo studio e la pubblicazione scientifica del primo manuale universitario interamente scritto in lingua veneta, quella “lengua veneta” che la prof. Marcato definisce addirittura «orribile» mostrando la psicologia di un inquietante “odio di sé”, così grave e penetrante da inficiare l’imparzialità del suo giudizio scientifico.

Non saprà nemmeno, che ormai già 500 veneti (e anche stranieri) hanno frequentato il Primo Corso di Veneto, tenutosi in 26 edizioni in 6 province diverse. Sappia che gli allievi hanno utilizzato tutti la stessa dispensa del Corso, hanno studiato il veneto in prospettiva comparatistica, hanno tutti fatto lo stesso test finale e hanno tutti tradotto in veneto, nella propria variante, brani dal De Brevitate Vitae di Seneca. Infine, la invitiamo al Primo Convegno Internazionale sulla Lingua Veneta, che si terrà a Camposampiero in febbraio, patrocinato dal Rotary Triveneto, e con l’intervento di molti suoi colleghi, quali il prof. Moseley (primo linguista dell’Unesco), il prof. Balboni, il prof. Serragiotto, il prof. Ferguson, il prof. Stegmann, il prof. Bertolissi, ed altri docenti da 12 diverse università d’Europa.

Perché se i linguisti veneti vogliono rinunciare al proprio ruolo scientifico e preferiscono fare politica locale, la società veneta prende da sé l’iniziativa e fa cultura vera, fa scienza linguistica, e lo fa in prospettiva internazionale. La aspettiamo al convegno.

dott. Alessandro Mocellin

autore veneto del Primo Manuale Universitario Veneto, pubblicazione scientifica dell’Università di Francoforte
docente dei Corsi di Veneto
Vicepresidente dell’Academia de ła Bona Creansa – Direttore dell’Academia de ła Łengua Veneta


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